La qualità dell’aria indoor ha un effetto determinante su come si vive, si lavora o si studia. Influenza sonno, concentrazione e difese immunitarie. Inoltre, determina dei costi nascosti, che possono derivare da cali di performance e maggiore usura degli impianti.
Spesso è invisibile, eppure nasce da scelte ordinarie, che hanno a che fare con il modo di arredare, di cucinare, con la frequenza di ricambio dell’aria, con i prodotti che si usano per pulire. Un’aria sana non è un dettaglio trascurabile, perché è un requisito di benessere al pari della luce e del comfort termico. Ed è controllabile e migliorabile con strategie ben precise.
Qualità dell’aria negli ambienti chiusi: parametri e riferimenti
La qualità dell’aria negli ambienti chiusi si valuta osservando vari indicatori. I principali sono anidride carbonica come indice del ricambio d’aria, composti organici volatili legati a vernici, colle, detergenti, polveri sottili, oltre a temperatura e umidità relativa.
A questi vanno sommati agenti biologici (come muffe e batteri), ozono e formaldeide. L’obiettivo è quello di mantenere ogni parametro entro soglie che riducano rischi: aria stagnante, odori fastidiosi, irritazioni, sonnolenza, mal di testa, allergie.
Nel raggiungere questi obiettivi ha un ruolo importante la Ventilazione Meccanica Controllata. Questo sistema introduce aria esterna filtrata e smaltisce quella interna contaminata in modo continuo e bilanciato, stabilizzando i livelli di anidride carbonica e riducendo particolato e composti organici volatili. Con scambiatori di calore ad alta efficienza, limita anche le dispersioni energetiche, così comfort e risparmio vanno di pari passo.
I rischi in tema di salute, comfort e produttività
Senza dubbio, in ambienti indoor, l’aria povera di ossigeno percepita come “pesante” abbassa l’attenzione e aumenta l’affaticamento. Livelli elevati di composti organici volatili irritano le mucose e possono determinare malesseri frequenti.
Le particelle di PM 2,5 penetrano in profondità nell’apparato respiratorio, con effetti dannosi. Inoltre, l’umidità fuori dall’intervallo (sotto il 40% o sopra il 60%) favorisce rispettivamente secchezza e proliferazione di muffe. Questi fattori hanno un impatto negativo su chi studia o lavora, perché riducono la capacità di apprendimento, la memoria e la precisione. In azienda, inoltre, diventano dei veri e propri costi.
Le soluzioni utili: abitudini e tecnologia
Per prima cosa bisognerebbe partire dalle abitudini: arieggiare in modo mirato, soprattutto dopo la cottura dei cibi o le pulizie, limitare i prodotti profumati e scegliere detergenti a bassa emissione, preferire arredi certificati non inquinanti, usare cappe efficienti e realmente collegate all’esterno, tenere puliti filtri di aspirapolvere e di eventuali depuratori.
Poi interviene la tecnologia. La VMC a flussi bilanciati assicura ricambi costanti e filtra l’aria in ingresso. I depuratori catturano particolato fine e sono utili in ambienti senza impianti centralizzati o in stanze specifiche. La domotica, inoltre, consente di regolare i flussi in base all’occupazione dell’ambiente, per diminuire gli sprechi. L’obiettivo non consiste nell’aprire di più le finestre, ma nel compiere un ricambio d’aria maggiormente efficace.
Come progettare un impianto ottimale
Un impianto efficace deve nascere da alcune scelte tecniche coerenti. Per prima cosa, è bene considerare la classe di filtrazione: in città trafficate servono filtri in grado di trattenere il particolato, con un piano di sostituzione chiaro.
Poi c’è la portata: il sistema deve coprire i picchi, non deve fare riferimento soltanto ai valori medi. Infine, il rumore: se un impianto è silenzioso, può essere utilizzato con efficacia per lungo tempo senza alcun fastidio.
Naturalmente, per migliorare la qualità dell’aria, è essenziale misurare alcuni parametri di riferimento, a partire da anidride carbonica, particolato, temperatura e umidità. Molto utile il tracciamento nel tempo, evidenziando picchi, momenti di saturazione ed efficienza dei ricambi d’aria durante le ore della giornata.
Sono a disposizione piattaforme di monitoraggio che aiutano a programmare manutenzioni e a verificare che portate e orari siano adeguati all’occupazione reale dell’ambiente. Si procede, quindi, con il controllo settimanale dei sensori, la sostituzione dei filtri in base alle ore di funzionamento, la pulizia dei diffusori, la verifica dei silenziatori e della tenuta dei condotti.



